All’uscita dal cantiere, Locke fa una svolta decisa: non torna a casa, fa una scommessa esistenziale che gli potrebbe costare la famiglia e il lavoro. L’ora e trenta del film corrisponde quasi esattamente al viaggio fino a Londra, che seguiamo continuamente nel chiuso dell’auto, con un unico attore.
Locke, impiegato nell’edilizia, gestirebbe la sua vita con la meticolosità e la precisione perfetta con cui alza edifici, ma la sua tragedia – in uno dei sensi più profondi del termine, quello di uno scontro assoluto fra due concezioni di vita opposte – come ogni tragedia presuppone un abbandono o una perdita, la mancanza del controllo umano, l’impossibilità di un ritorno.
L’automobile e la strada funzionano come delle zone di confine fra le quali si svolge un film tutto basato sul qui e ora, dall’auto percepiamo, immaginiamo i punti di partenza e di presunto arrivo del viaggio esistenziale di Locke nella tensione fra i richiami alla sua vita attuale – ora strazianti ora estenuanti – e la spinta verso un futuro di fuga da colpe genetiche.
Sorprendentemente in una narrazione di questo tipo – tutta chiusa e sospesa in un’auto, col mondo esterno che vale comunque un’ipotesi – il punto di vista non è così interno: sguardi dallo specchio retrovisore, continue sovrimpressioni ci tengono piuttosto lontani dalla posizione di Locke.
Ciao! Ma non lo aggiorni più il tuo blog?
Hai ragione, chiedo scusa! E’ stato un anno un po difficile, e in più in questi ultimi mesi ho dovuto pensare alla tesi di laurea! Comunque riprenderò subito, quindi grazie mille e a presto!
Colgo l’occasione per consigliarti il film di cui ho parlato in questo mio post: https://wwayne.wordpress.com/2015/01/30/inseguire-i-propri-sogni/. Ricordo che ti piacque 12 anni schiavo, quindi sono convinto che questo film ti manderà in visibilio. Grazie a te per la risposta! 🙂